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Perché non ricordiamo la nostra prima infanzia?

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Messaggio Da Bravo0 Mer 21 Mag 2008, 10:31

Perché non ricordiamo la nostra prima infanzia? Bambina2c3421

Da tempo ormai la memoria umana non é considerata una funzione unica, ma un insieme di sistemi parzialmente differenziati, anche se interconnessi fra loro.
In particolare, per quanto riguarda la memoria a lungo termine, cioé quel sistema di memoria che consente un immagazzinamento stabile dei ricordi e del loro recupero anche dopo molti anni, si distinguono una memoria episodica (che consente di ricordare eventi e fatti dotati di una precisa identificazione spazio temporale rispetto alla vita del soggetto: il giorno del mio 25°compleanno nella casa al mare), una memoria semantica (che riguarda il significato delle parole, per esempio il significato della parola cavallo o della parola sedia) e una memoria procedurale o implicita (che riguarda come si svolge un'azione sia fisica che mentale, per esempio come si usano coltello e forchetta o come si gioca a scacchi o come si va in bicicletta).

Da un punto di vista neuropsicologico è ormai noto che nella memoria episodica è coinvolto principalmente l’ippocampo. Al contrario nella memoria procedurale sono coinvolte altre strutture cerebrali, in particolare il cervelletto, i gangli della base e l’amigdala, quest'ultima importante soprattutto per la memorizzazione di schemi emotivi.
Esistono evidenze di ricerca del fatto che il sistema dell’amigdala è presente alla nascita, mentre l’ippocampomatura più tardi.
Sarebbe questo il motivo per cui gli eventi della nostra prima infanzia lasciano una traccia nella nostra memoria emotiva ed influenzano i nostri apprendimenti impliciti e procedurali senza riuscire a immagazzinarsi sotto forma di "episodi specifici" recuperabili in memoria a causa di un ippocampo ancora immaturo. In altre parole non riusciamo a ricordare quando e come abbiamo imparato le cose nell’infanzia, ma queste cose esercitano comunque una forte influenza sul nostro comportamento successivo.

Ma non è tutto. L’ippocampo è carico di recettori dell’ormone dello stress. Questo ormone può quindi influire sulle funzioni ippocampali compresa la memoria episodica.
Si è scoperto ad esempio che lo stress aumenta il tasso di falsi ricordi. Nel 2002 Nadel e colleghi hanno condotto un esperimento dividendo i soggetti partecipanti in due gruppi omogenei. Soltanto il primo gruppo è stato sottoposto a una situazione stressante consistente nel tenere un discorso di dieci minuti di fronte a un panel di giudici.
A tutti i partecipanti è stato chiesto poi di ascoltare una lunga lista di parole e di procedere successivamente al recupero mnestico.
I risultati hanno mostrato che i partecipanti sottoposti alla situazione stressante erano più vulnerabili all'errore mnestico: ricordavano di aver ascoltato parole che in realtà non erano presenti nella lista.

Non solo quindi l'evento infantile non viene registrato nella memoria episodica a causa di una immaturità ippocampale, ma se gli eventi di cui trattasi sono negativi, stressanti o spiacevoli la memoria episodica ippocampale viene "danneggiata" ulteriormente dal fattore stress.
Queste considerazioni possono aiutarci a spiegare l’origine di alcuni fenomeni come le fobie incoercibili che non hanno cause conosciute e possono essere il frutto di eventi traumatici che hanno lasciato un segno interiore molto forte senza lasciare traccia di dove o quando queste esperienze sono avvenute.

Ipotesi alternative a quella dell'immaturità neurologica riguardano i cambiamenti che sarebbero intervenuti nel corso dello sviluppo nei meccanismi di codifica, immagazzinamento e recupero dei ricordi, in particolare l'emersione del linguaggio che avrebbe reso più accessibili le memorie associabili con una verbalizzazione a scapito di quelle non codificate in forma linguistica.
Una recente review sulle ricerche sull'argomento può essere questa: Infant memory development: Implications for childhood amnesia (pdf) di Harlene Hayne.
Potrete trovare interessante anche l'articolo The myth of childhood amnesia e i suoi riferimenti ipertestuali.


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